Legge di Stabilità 2015. Il Tfr entra in busta paga

I lavoratori che decidono di ricevere il Tfr in busta paga saranno tassati con l’aliquota ordinaria


Premessa – L’approvazione in via definitiva del testo della Legge di Stabilità 2015, porta con sé un importante norma per i lavoratori del settore privato. Stiamo parlando, in particolare, della possibilità concessa all’art. 1 c. 26 di poter anticipare, su base volontaria, il proprio trattamento di fine rapporto (ora chiamato “PIR”, ossia parte integrativa di retribuzione) mensilmente in busta paga.

In cosa consiste?– La nuova facoltà, introdotta in via sperimentale, vale per un triennio, ossia dal 1° marzo 2015 fino al 30 giugno 2018 (40 mesi in tutto). Mentre il Tfr maturando, cioè quello che va in busta paga, dipende dal momento in cui si fa la scelta. Inoltre, qualora il lavoratore opti per l’anticipo non può revocare la proprio scelta fino al 30 giugno 2018.

Chi puo' usufruirne? L’anticipo in busta paga è riservato non solo ai lavoratori del settore privato con anzianità di servizio di almeno 6 mesi presso lo stesso datore di lavoro, ma anche i lavoratori che hanno già deciso di destinare il Tfr ai fondi di previdenza integrativa. In questo caso, hanno la possibilità di revocare la precedente scelta per ricevere il Tfr in busta paga.

Tempi e modi - Altri punti importanti sono la decorrenza e il termine di scelta per far confluire la quota di TFR nelle buste paga. In particolare, il termine per poter esprimere tale volontà verrà fissato da un apposito decreto cui è rimessa l’attuazione della nuova misura (da emanarsi entro 30 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Stabilità). Quanto alle condizioni, serve un’anzianità di lavoro di almeno sei mesi presso lo stesso datore di lavoro. Pertanto, prima di sei mesi dall’instaurazione di un nuovo rapporto di lavoro non sarà possibile chiedere il Tfr in busta paga e il decreto dovrà stabilire se l’eventuale scelta in tal senso avrà effetto retroattivo.

Il PIR inserito mensilmente in busta paga sarà tassato con l'aliquota ordinaria IRPEF progressiva e non a tassazione separata come succede per il TFR. Ciò, presumibilmente, porterà al pagamento di imposte più alte a carico del dipendente che opti per questa scelta.