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Codacons. Prima class action contro la Volkswagen
CODACONS
La prima class action - La bufera dieselgate che ha coinvolto la Volkswagen non accenna a ridimensionarsi, anzi pare in procinto di arricchirsi di nuovi e sconcertanti elementi. Sono proprio di ieri le riflessioni del capo del dicastero economico della Germania, Wolfgang Schaeuble, a parere del quale il colosso nazionale dell’auto, alla fine dello scandalo dovuto alle manipolazioni dei dati, “non sarà più quello che era". Tuttavia il ministro economico si è dichiarato certo che una tale problematica situazione non penalizzerà l'economia del Paese. E intanto, mentre la Germania della Merkel deve fare i conti con questa nuova crisi, dall’Italia si fanno sentire i primi cori che intonano la class action. A dirigerli è il Codacons che proprio ieri ha notificato il primo atto di citazione contro la Volkswagen per lo scandalo dieselgate sulle emissioni falsificate. L’atto è stato presentato al tribunale di Venezia e la Volkswagen dovrà comparire davanti ai giudici l'11 febbraio 2016 per rispondere alle richieste di risarcimento avanzate dai consumatori.
L’accusa – Ma di cosa è accusata l’azienda automobilistica tedesca? Ebbene, la class action notificata dal Codacons avanza delle accuse contro la Voplkswagen fondate sulla violazione delle norme sulla correttezza, inadempimento contrattuale, diversità del bene venduto rispetto a quello voluto, elusione delle norme sulla concorrenza e lesione del diritto di vivere in un ambiente salubre. Pertanto, alla luce di tali accuse, il Codacons esprime esplicita richiesta di tutela del consumatore, "vittima di pratiche commerciali scorrette, pubblicità ingannevole per occultamento fraudolento di dati inerenti il rispetto delle norme che impongono limiti massimi di emissione". La base sulla quale la class action trova fondamento è, in sostanza, il riconoscimento del diritto a "un ambiente salubre" per tutti i cittadini. "Il danno, per il singolo utente, si configura sia in termini di acquisto di un mezzo diverso da quello voluto che come pregiudizio derivante dalla circostanza di dover subire quotidianamente emissioni nocive paradossalmente, poi, il consumatore che ha acquistato il mezzo Volkswagen ha subito il danno di aver, inconsapevolmente immesso nell'ambiente sostanze tossiche in una percentuale superiore rispetto quella prevista dalla legge”, spiega infine l’associazione dei consumatori.
Chi può aderire – Detto questo, il Codacons specifica che l’adesione alla class action è aperta a ciascun proprietario di vetture del gruppo Volkswagen che sono state coinvolte nello scandalo dieselgate. Questi soggetti potranno quindi “formalmente pre-aderire alla class action, in attesa della pronuncia del Tribunale sulla ammissibilità, e chiedere il risarcimento dei danni subiti per un importo tra 10mila e 50mila euro ad automobilista".
I ‘confini’ dello scandalo – La situazione si fa complicata e lo diventa sempre di più di giorno in giorno. Proprio ieri infatti sono emerse novità in merito all’ampliamento delle dimensioni del dieselgate. Secondo gli ultimi conteggi, infatti, uno dei mercati più colpiti è quello britannico con il coinvolgimento potenziale di 1,2 milioni di veicoli. Lo ha confermato ai microfoni della Bbc la stessa azienda automobilistica tedesca. Un numero di vetture impressionante che comprende i pulmini della Volkswagen e vetture diesel Audi, Seat e Skoda. In generale, comunque, e non solo per il mercato britannico, la Volkswagen si è assunta l’impegno di identificare i veicoli effettivamente colpiti dallo scandalo al fine di consentire a concessionari e officine di contattare i proprietari per i necessari controlli e interventi. Questo lo stato attuale, vedremo quindi cosa accadrà in Italia dopo l’iniziativa forte del Codacons.
fonte: fiscal focus
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il 1° ottobre entra in vigore il nuovo APE (attestato di prestazione energetica), unico per tutto il territorio nazionale, con una metodologia di calcolo omogenea, al quale le Regioni dovranno adeguarsi entro due anni.
Il nuovo APE dovrà contenere la prestazione energetica globale dell’edificio, sia in termini di energia primaria totale che di energia primaria non rinnovabile; la qualità energetica del fabbricato, ai fini del contenimento dei consumi energetici per il riscaldamento e il raffrescamento; le emissioni di anidride carbonica e l’energia esportata.
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Sostegno dell’occupazione: incentivi alle assunzioni anno 2015
La Regione Toscana, con il Decreto n.2985 del 3 luglio 2015 ha approvato l’Avviso Pubblico per la concessione di incentivi a favore di imprese e/o datori di lavoro a sostegno dell’occupazione per l’anno 2015.
L’Avviso mette a disposizione incentivi alle imprese e/o datori di lavoro per favorire l’occupazione e si configura quale strumento attuativo della D.G.R. n.362 del 30 marzo 2015 “Approvazione incentivi alle assunzioni per l’anno 2015 ” e successive modifiche e integrazioni.
E’ possibile richiedere il contributo per i contratti di lavoro previsti dall’Avviso stipulati dal 1° gennaio 2015 (la misura è retroattiva).
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Ovviamente non si tratta di una parolaccia ma sicuramente non è una buona notizia. Si tratta di una norma che da luglio è in vigore anche in Italia. Dal primo gennaio 2016, se le banche saranno in default, potranno attingere dai conti correnti sopra i 100mila euro, dalle azioni e dalle obbligazioni dei propri clienti-risparmiatori. "È una misura inaccettabile - tuona il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta - è un vero e proprio prelievo forzoso contro le famiglie, contro le imprese, e solo nell’interesse delle grandi banche".
Il cosiddetto bail out, il salvataggio dall’esterno tramite le casse pubbliche, viene infatti sostituito dal bail in, ovvero il salvataggio delle banche attingendo a risorse interne, con prelievi anche dai correntisti. Una misura che scatta in automatico nel caso di una crisi bancaria. Dal primo gennaio dell'anno prossimo i problemi degli istituti di credito dovranno essere risolti internamente ricorrendo ai depositi superiori ai 100mila euro, oltre che agli azionisti e agli obbligazionisti meno assicurati. "Il governo - si legge - valuterà l'opportunità di stabilire modalità applicative del bail in coerenti con la forma societaria cooperativa".
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La Cassazione, con la sentenza n. 36378/2015, ha affermato che il presunto evasore fiscale che dona a un parente un immobile risponde di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. La presenza di altri beni e la possibilità della revocatoria infatti non fanno venir meno la punibilità della condotta.
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